Il Como tenta di venire fuori dalle secche della classifica e si prende 3 punti alla fine di una partita non eccezionale. Le acque restano torbide in Laguna, il Venezia non incide e non riparte.
di Rocco Genovese

Il secondo interregno di Soncin, tecnico della Primavera chiamato alla conduzione degli arancioneroverdi fino alla pausa, parte dallo stesso 3-5-2 dell’era Javorcic, ma nel quale mutano interpreti e schemi tattici: a parte il cambio obbligato fra i pali (questa volta tocca a Mäenpää sostuire il connazionale Joronen, espulso nella scorsa partita), c’è Ceccaroni in difesa, Zampano e Crnjgoi sono preferiti a Candela e Tessmann, così come a far coppia con Novakovich c’è Pohjanpalo, il quale in realtà più volte si ritroverà a retrocedere sulla linea dei centrocampisti per farsi dare qualche pallone giocabile.
Longo non si schioda dal 4-3-1-2, rimette Odenthal al fianco di Solini in difesa e conferma il trio in mediana Arrigoni – Bellemo – Vignali, laddove stavolta tocca a Blanco fare da vertice del rombo e Mancuso a far coppia con Cerri.
Due squadre con grossi problemi di classifica e tanta paura di perdere quello che nei fatti è uno “scontro salvezza”, ma anche con tanti palleggiatori nelle proprie fila, non possono che mettere in scena una partita a scacchi, nella quale nessuno trova sbocchi nelle linee avversarie ed i rispettivi portieri sono chiamati all’ordinaria amministrazione.
Nella prima frazione, infatti, si è vista fra i lariani solo una manciata di sponde di Cerri, che Mancuso ha sprecato o sulle quali la difesa ospite ha fatto buona guardia, ed un paio di accelerate di Blanco, molto meglio quando parte dagli esterni e prova ad accentrarsi.
I veneti hanno fatto vedere qualcosina di più: detto di Pohjanpalo e della sua mobilità, il quinto di sinistra Haps ha provato qualche serpentina ed ha tirato in bocca a Ghidotti, ma è calato alla distanza ed il “giallo” preso per fermare Blanco alla fine ha fermato anche lui; Zampano, dall’altro lato, ha provato a buttare qualche pallone in area (soprattutto dopo l’ingresso in campo di Cangiano al posto di Ioannou), Cuisance “è intelligente ma non si applica”: con il piedino che si ritrova può fare ciò che vuole, ma oggi non ha mai prodotto passaggi illuminanti, ha fallito una ghiotta occasione intorno alla mezz’ora ed ha pure calciato male tutti gli angoli e le punizioni battuti.
L’avvio di ripresa segue lo stesso canovaccio del primo tempo: Venezia meglio nel possesso, Como con tutti gli effettivi dietro la linea della palla, poi Cerri si libera delle grinfie di Modolo e Wisnievski (il migliore dei 3 dietro) e chiama all’uscita di pugno Mäenpää, che lascia la porta sguarnita, ma Mancuso non ne approfitta.
Il Como, però, prende coraggio e sempre più metri di campo: Blanco sguscia e fa ammonire pure Wisnievski, Vignali batte la punizione ed il pallone in qualche modo arriva a Baselli, posto sulla lunetta dell’area, che colpisce di prima e spedisce di poco a lato.
Longo ne cambia 3 in un colpo solo: escono Mancuso, Blanco e Baselli, al loro posto ecco Cutrone, Fabregas e Parigini. Passano 3 minuti e proprio quest’ultimo propizia il vantaggio, con un cross dal fondo che pesca Bellemo, il cui destro in girata gonfia la rete, nonostante l’intervento di Mäenpää. Primo goal in stagione per il numero 14, capitano e beniamino del pubblico di casa.
Soncin attende l’ultimo quarto d’ora per attuare dei cambi: Pohjanpalo e Cuisance lasciano il posto a Cheryschev e Johnsen, che poco dopo costringe al fallo da ammonizione Odenthal e cerca di dare la scossa ai suoi.
Cutrone, ben ispirato da un vispo Parigini, risponde con un tiro a giro in area Venezia che avrebbe meritato miglior sorte, Cerri si rivela prezioso anche in questa fase: nel giro di pochi minuti, prima si invola in area e batte il portiere in uscita (ma il suo fuorigioco è netto e viene rilevato)poi all’87’ apre persino di tacco al volo per Cutrone, che penetra in area ma spara sull’esterno della rete.
Minuti finali di sofferenza relativa per il Como, che chiude con un Solini vittima dei crampi ma che al triplice fischio dell’arbitro Miele può festeggiare la terza vittoria consecutiva al “Sinigaglia” e tre punti che consentono di staccare gli avversari di giornata e raggiungere la sedicesima posizione a quota 12 punti, superando anche Benevento e Cosenza.
Il Venezia conclude nel peggiore dei modi questa turbolenta settimana con la solita prova incolore e la solita sconfitta (quarta nelle ultime 5 giornate) contro un avversario alla portata, ma che ha messo più voglia di vincere ed incisività. Negli ultimi giorni in Laguna ha preso corpo la candidatura di Paolo Vanoli come nuovo tecnico, pronto a sedersi in panca alla ripresa: nulla contro di lui (anche se si tratterebbe di un altro esordiente in B, come Javorcic e Soncin), ma i problemi di questa squadra sono seri, e solo con il mercato di gennaio si potrà tentare di salvare la baracca.
È molto probabile che questa partita sia stata visionata con attenzione da Genoa e Reggina, protagoniste nel posticipo di domani sera: nel prossimo turno, infatti, Longo ed i suoi saranno impegnati al “Ferraris”, mentre agli amaranto toccherà la trasferta in terra veneta.










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