Jérémy Menez, valore aggiunto: il francese è il vero segreto di questa squadra

Sosta che fa bene, che rigenera, che serve per ricaricare le pile e che, per alcune squadre, servirà per completare la preparazione. Una di queste è la Reggina che ha iniziato questa avventura cadetta con notevole ritardo: mentre le altre compagini tornavano alle loro sedi dopo aver completato il ritiro nelle più disparate località montane, quella di Patron Felice Saladini e del Presidente Marcello Cardona si riuniva al Centro S. Agata di Reggio Calabria per ‘’provare a far qualcosa’’. E, per di più, era un continuo andirivieni di calciatori che arrivavano e che partivano, una vera edificazione (dalle fondamenta) dove il neo trainer Pippo Inzaghi faceva da capocantiere. Se da un lato si respirava aria di entusiasmo per l’arrivo di un allenatore ‘’importante’’, dall’altro lo scetticismo era imperante in un’ambiente dove la passata presidenza aveva fatto danni veri, quantificati e quantificabili. Pronti via, si parte col botto a Ferrara: un 3 a 1 che non lascia scampo a Venturato. La settimana dopo a Terni succede l’imponderabile: con un solo tiro verso la porta amaranto, la Ternana ridimensiona la ‘’truppa’’ di Inzaghi. Niente di rotto: tra una rava e una fava Menez e compagni stritolano SudTirol, Palermo, Pisa e Cittadella segnando gol a raffica. Assistendo alle performances di questa ‘’banda’’, quello che maggiormente risalta agli occhi è la velocità dei giocatori in campo, l’instancabile attaccare gli spazi, il mordere le caviglie dell’avversario, la rapidità d’esecuzione e la tenuta atletica di tutti, nessuno escluso. E sì che i ragazzi dovrebbero essere sì e no al 70%. La domanda quindi sorge spontanea: quando arriveranno alla massima ‘’carica’’, Majer e compagnia bella, dove potranno arrivare? Qui si nota la mano dei Dottori Luca Alimonta e Simone Baggio rispettivamente Preparatore Atletico e Match Analyst. Sosta che servirà, pertanto, a perfezionare, ottimizzare e potenziare sia la capacità atletica che la potenza fisica. Ma c’è da analizzare un altro aspetto: il gioco che produce azioni da gol a raffica. Non è un mistero che Menez sia al centro del progetto. Grazie a SuperPippo ed al francese, i tifosi amaranto si sono abituati ad esultare almeno 2,2 volte a partita. Jérémy Menez, quindi, valore aggiunto e imprescindibile di una squadra che gira intorno a lui ed alle sue invenzioni. Basti ritornare al gol di Canotto a Pisa o quello di Fabbian in casa col Cittadella: lui e solo lui in B può permettersi di inventare certe giocate e lui e soltanto lui può portarsi a spasso due/tre avversari permettendo agli altri di mettere comodamente la sfera alle spalle del portiere avversario. Inzaghi lo conosce bene e confida nel modo tutto suo di essere guascone, strafottente, sprezzante, spietato ed impietoso. E Inzaghi? L’ex Campione del Mondo gongola com’è giusto che sia ma non lo dà a vedere e, anzi, predica umiltà consapevole delle difficoltà che si possono incontrare nel corso di un campionato lungo e massacrante come quello cadetto. Ma è nel contempo conscio di saper piazzare al meglio questa squadra. In fase d’attacco (per fare un esempio) utilizza il 2-1-4-3 ossia due difensori fissi, il ‘’pensatore’’ del calibro di Crisetig, i due terzini che spingono supportati dai due laterali di centrocampo (che fanno da frangiflutti e da trattori) ed infine i tre finalizzatori che hanno il dovere di schiacciare l’avversario. Ma attenzione: Menez da ”falso nueve” non dando punti di riferimento si defila per le proiezioni di Majer e di Fabbian quando giungono gli assist da Rivas o da Canotto. Facile come giocare a tresette quando in mano si ha una ‘’napoletana spogliata e tre tre’’: se il giocatore è abile ottiene almeno tre punti se non lo è s’accontenta di cinque pigliate con annesse scartine. Pippo Inzaghi non si gioca subito le carte pesanti in un’area intasata ma pone i due centrocampisti a dieci metri di distanza dal francese per creare superiorità numerica creando scompiglio e confusione tra le maglie difensive avversarie con il compito specifico di attaccare gli spazi liberati dal movimento di Menez. L’abbiamo già formulata la domanda: dove potrà arrivare questa Reggina? Bisogna vedere come si comporterà sui campi pesanti vista la qualità e la tecnica che potrebbero venir meno sulle risaie dove si esaltano solo gli scarponi. Le premesse per far bene anche sugli acquitrini ci sono tutte giacché questa squadra sa usare sia il fioretto che la spada e, se dovesse servire, anche la scure.








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