Sempre peggio: la VAR come ‘’aiuto’’ arbitrale diventa unico e supremo ‘’aggeggio’’ per dirigere le partite. A che serve la giacchetta nera?

di G. Malavenda

Bella invenzione la VAR. Utile, giudiziosa e imparziale ma solo quando non è inutile, scriteriata e malaccorta. Lasciamo perdere l’ultima situazione venutasi a creare a Torino per Juventus-Salernitana perché in quell’occasione siamo stati testimoni di un abbaglio figlio legittimo del pressapochismo e della cattiva organizzazione: come si fa a dire che gli addetti a questo strumento non hanno avuto a disposizione la totale ampiezza del settore in analisi? Come si fa a dire non ci fossero le immagini complete? Roba da matti. È come se una pattuglia Polstrada avesse l’inquadratura di una sola carreggiata nell’esercizio di controllo della velocità. Magari fosse solo quello. In questi ultimi periodi ne stiamo vedendo di ogni: fuori gioco millimetrici, falli di mano impercettibili, contatti fasulli, gomitate fantasma e chi più ne ha più ne metta compresi quei rigori prima concessi e poi revocati cinque minuti prima del contatto in area, per non parlare dei gol annullati per falli commessi ad un centinaio di metri dalla linea di porta. Così non si va da nessuna parte. Già il Bel Paese con la testa nel pallone aveva una classe arbitrale tra le peggiori al mondo, adesso l’AIA sta contribuendo a ‘’sfornare’’ degli sprovveduti senza né arte né parte col pretesto dell’aiuto tecnologico. Se un arbitro che ha fischiato un penalty, sicuro e certo di averlo fatto con estrema onestà (non solo intellettuale) è giusto che la Var non debba assolutamente intervenire: la responsabilità è del direttore di gara e di nessun altro soggetto in campo e fuori di esso. Insomma, c’è troppa rigidità, troppe limitazioni e inganni di ogni genere. È di questi giorni la notizia secondo cui dai prossimi mondiali del Qatar sarà messa in funzione la Var intelligente con annesso fuorigioco semiautomatico grazie a riprese più ampie (si parla di 18 telecamere sparse in tutto il terreno di gioco, 50 fotogrammi al secondo e un software basato sull’intelligenza artificiale che riceve le immagini e le analizza in 20 secondi, spedendole alla sala Var). Ma anche in questo caso tale innovazione avrà il potere di screditare quella che si può definire la discrezionalità del direttore di gara che non sarà, in effetti, un direttore di gara ma soltanto ‘’uno che prende gli ordini da una macchina’’. Come siamo caduti in basso: e questo sarebbe il gioco più bello del mondo? A questo punto la domanda è d’uopo: a che serve la giacchetta nera in mezzo al campo se poi le decisioni le prende una macchina infernale produttrice di algoritmi?

 

 

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